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Tutti la ricordano per l’inno ‘Siamo donne’, presentato nel 1991 a Sanremo con Sabrina Salerno, ma c’era un tempo in cui Jo Squillo era la leader delle Kandeggina Gang, prendeva lezioni di canto da Demetrio Stratos e cantava brani provocatori come ‘Violentami’.

Erano gli anni degli Area, degli artisti della Cramps, la casa discografica fondata nel 1972 da Gianni Sassi, che il 6 aprile verrà celebrata nella serata evento ‘Cramps records 1972 – 2022″, presentata proprio da Jo Squillo, che oggi guida la onlus Wall of dolls e Tv moda.

Sul palco del teatro Lirico Giorgio Gaber ricorderanno quegli anni Patrizio Fariselli Area Open Project in quintetto, Eugenio Finardi, Carlo Boccadoro, gli Skiantos, Lucio Fabbri & Friends e, ovviamente, Jo Squillo, antesignana italiana del punk, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Proprio nel 1980 incise il suo primo 45 giri che conteneva le canzoni “Sono cattiva” e “Orrore”. “Avevo solo quelle canzoni, ma erano di impatto, le ho cantate – ricorda oggi Jo – in una serata organizzata a favore di uno della Cramps e mi hanno chiesto il bis, allora Gianni Sassi mi ha raggiunta in camerino e mi ha chiesto di fare un disco con loro per la collana rock 80”. “Io – racconta l’artista – avevo organizzato manifestazioni provocatorie al centro sociale Santa Marta dove mi faceva lezione Demetrio Stratos, che mi ha insegnato a usare la voce.
Avevamo raccolto dei fondi per le cure e quando è morto abbiamo fatto un concerto memorabile al’Arena e c’eravamo tutti”.
Un’esperienza che – riflette – “mi ha insegnato a non fermarmi mai, a cercare sempre qualcosa di diverso. Oggi è tutto basato sui soldi e l’omologazione: quella dedicata alla Cramps è una serata importante perché non era il business a muoverci. Il ‘no future’ era un invito a prendere in mano il futuro e crearselo, io sono diventata una cantante e artista, uso l’arte per portare avanti le battaglie che fanno parte del mio senso di giustizia, quello che potrebbero fare i giovani di oggi: incanalare la loro ribellione e spaccare il muro di perbenismo”.

ansa


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