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Otto studenti internazionali su dieci, che arrivano negli atenei lombardi, si iscrivono alle otto università della Città metropolitana di Milano. Nell’anno accademico 2021-2022 sono stati 17mila, cioè il 13% dell’anno precedente. In tutta la Lombardia, con 13 università, sono 20.300. E quasi uno su due arriva dall’Asia. Il segno che l’internazionalizzazione degli atenei in Lombardia e a Milano funziona, va avanti e cresce, come racconta Monica Poggio, vice presidente di Assolombarda, presentando l’indagine annuale sull’argomento: “L’approccio globale degli atenei ha una ricaduta positiva anche sugli studenti italiani, consentendo loro di dialogare con culture diverse”.

Avere compagni di studi è quindi un vantaggio per gli studenti lombardi. Sia perché possono confrontarsi con persone che provengono da altre latitudini, sia perché questo ‘anticipa’ le dinamiche del mondo del lavoro, sempre più interconnesso. E anche l’incremento cresce di più, per esempio tra il 2019 e il 2020 era stato solo del 5,6% parlando della sola Milano. Questo significa che gli atenei milanesi e lombardi sono rimasti attrattivi, anzi hanno aumentato la loro attrattività, anche nel difficile periodo della pandemia covid.

Se il primo passo è far arrivare studenti stranieri, la sfida successiva è farli rimanere in Italia a lavorare, come spiega Alessandro Spada, presidente di Assolombarda. Allo stesso tempo, l’altro obiettivo è evitare che gli italiani se ne vadano all’estero. Come? Spada propone agevolazioni fiscali: “Un’idea potrebbe essere un’imposta al 5% sui redditi da lavoro dipendente corrisposti ai nuovi assunti italiani under 35”.

Tra le ‘mosse’ per l’internazionalizzazione delle università, gli accordi con atenei esteri. Nell’anno accademico 2020-2021 sono in vigore più di 6.100 accordi del genere tra gli atenei lombardi e quelli del resto del mondo. E sono in crescita del 2,6%. Il ‘podio’ di paesi con cui vengono stipulate le intese? Spagna, Francia e Germania. Ma il 45% degli studenti internazionali a Milano proviene dall’Asia: quasi uno su due. I paesi più rappresentati sono Cina, India e Iran, che da soli rappresentano un terzo degli studenti internazionali del territorio. Segue l’Europa, con il 38% degli studenti internazionali.

Ma quali sono i corsi preferiti da chi arriva dall’estero? Indubbiamente i cosiddetti corsi Stem (scienze, tecnologie, ingegneria e matematica), prescelti dal 43% degli stranieri, contro il 30,2% medio negli atenei di Milano. E, tra gli stranieri iscritti ai corsi Stem, le ragazze sono rappresentate al 42%, mentre in media al 35%.

Dove la pandemia covid ha inciso negativamente è nei programmi di mobilità temporanea. Le limitazioni alla circolazione hanno ridotto il numero degli studenti coinvolti in questo tipo di esperienza: nel 2021-2022, dalla Lombardia sono partiti all’estero, per Erasmus e simili, appena 5.900 studenti italiani, un terzo in meno dell’anno precedente. Mentre dall’estero è arrivato il 57% in meno. Ma si tratta quasi certamente di un calo dovuto alla pandemia e alle conseguenti limitazioni negli spostamenti.

Per Elio Franzini, rettore della Statale e presidente dei rettori lombardi, la ricerca fa emergere “una capacità di resilienza” da parte delle università regionali “e una fiducia da parte degli studenti internazionali” che fa ben sperare “dopo anni di eccezionale complessità”. Ma va affrontata la sfida dell’accoglienza, per dare servizi adeguati: “Una sfida che è prima di tutto un’opportunità, per la Lombardia e il sistema Paese”


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