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Rapida udienza stamani, poco più di una decina di minuti, per Alessia Pifferi che si è presentata davanti al gip di Milano per la discussione tra le parti dell’esito di una perizia. Ultimo passaggio prima della richiesta di processo con rito immediato che la Procura formulerà a breve a carico della 37enne, in carcere dal 20 luglio scorso, accusata di omicidio volontario aggravato per aver abbandonato la figlia Diana di quasi un anno e mezzo da sola in casa per 6 giorni. La piccola morì di stenti. Nell’udienza la donna era assistita dal nuovo legale, l’avvocato Fausto Teti. Sono stati discussi velocemente gli esiti della perizia di cui già si era saputo nei giorni scorsi.

Un incidente probatorio che ha escluso la presenza di benzodiazepine o altri tranquillanti nel biberon e nella bottiglietta d’acqua trovati vicino al corpo della bimba. La nuova difesa, meno mediatica della precedente, è incentrata, come aveva già chiarito il legale, sul fatto che dal punto di vista “oggettivo” il quadro dei fatti “è chiaro” ed elemento “centrale” sarà una richiesta di perizia psichiatrica nel dibattimento per valutare un eventuale vizio di mente della donna. I pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro stanno per inoltrare al gip Fabrizio Filice (hanno tempo fino al 20 febbraio) la richiesta di giudizio immediato (si salta l’udienza preliminare) e così il processo dovrebbe iniziare nelle prossime settimane davanti alla Corte d’Assise. La donna rischia una condanna all’ergastolo.
Dopo aver chiuso la porta di casa con dentro la figlia, se ne era andata dal compagno (non padre della bimba) in provincia di Bergamo. E con queste parole aveva confessato: “Ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire. E’ per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.
ANSA

 

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