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La 20enne Anna Bellisario, morta domenica scorsa dopo 10 giorni di coma per shock anafilattico provocato, stando all’ipotesi al vaglio, da tracce di latte, a cui era allergica, contenute in un tiramisù venduto come vegano, era abituata, invece, a mangiare alimenti con contaminazioni di uova. Altro prodotto a cui era allergica, ma in misura molto inferiore rispetto all’allergia ai latticini “devastante” e di cui soffriva da quando era piccola.

Sarebbe questo un punto fermo dei primi accertamenti, anche attraverso audizioni di testimoni (ieri è stato ascoltato il fidanzato), dell’inchiesta condotta dal Nas dei carabinieri e dall’Ats (Agenzia tutela salute), coordinata dall’aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio. La giovane, infatti, nel corso di quella cena in un fast food di corso Garibaldi col suo fidanzato mangiò anche un panino con una maionese, prodotta dal locale, nella quale sono state trovate tracce di uovo. Poi, a fine pasto, ordinò quel ‘Tiramisun’, prodotto dalla Glg con marchio Mascherpa, e dopo il primo cucchiaino si sentì subito male e finì in coma.
Stando alle audizioni e ad altri elementi raccolti è emerso che la 20enne era comunque abituata a mangiare alimenti con tracce di uova, mentre prestava la massima attenzione ai latticini e anche alle contaminazioni con proteine del latte negli alimenti che assumeva. Gli accertamenti autoptici e allergologici dovranno comunque fare chiarezza sull’incidenza degli alimenti assunti in relazione alla morte.
Intanto gli inquirenti stanno individuando il laboratorio nel quale effettuare analisi quantitative sulla presenza di latte nel dolce. E manderanno informazioni di garanzia con le iscrizioni nel registro degli indagati, in vista dell’autopsia della prossima settimana, ad ampio spettro e non solo alle 4 persone, tra responsabili e dipendenti della Glg, già indagati. E ascolteranno come testi anche i genitori della ragazza.

ANSA


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